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Attualità domenica 15 gennaio 2017 ore 11:46

Chieste nuove procedure dopo la fusione del 118

"Nuove ambulanze, Pet e auto mediche risolvono solo una parte dei problemi", Cgil Grosseto non molla sul nuovo sistema di emergenza/urgenza



GROSSETO — Sulla riorganizzazione del 118 e della rete emergenza/urgenza c'è ancora molto da dire, a seguito delle problematiche riscontrate dopo l'accorpamento con Siena (leggi gli articoli correlati). Per Cgil Grosseto non sono state sufficienti le rassicurazioni proposte dai vertici dell'Azienda Usl Toscana Sud Est, tanto che Renzetti (CdL), Fiacchi (Fp) e Centenari (Spi) tornano ad esternati tutte le preoccupazioni del caso. 

"I problemi sono derivati dalla fusione a freddo di due realtà con diversi modelli organizzativi e di funzionamento. - hanno sottolineato - Ed era facile prevedere sarebbe successo quel che puntualmente è successo. La riorganizzazione del 118 non è un protocollo sulle cure odontoiatriche. Senza nulla togliere all’odontoiatria, i rischi in questo caso riguardano l’incolumità delle persone, con pericoli gravissimi per la loro vita in caso di malfunzionamento. A nostro parere - hanno aggiunto - la questione non si archivia con qualche ambulanza, auto medica e Pet in più in provincia di Grosseto, anche se è urgente fare questi investimenti". 

Per la Cgil, insomma, è importante discutere nel merito di come riformulare le procedure operative e avere certezza sui tempi in cui il sistema andrà a regime con gli unici obiettivi del raggiungimento degli standard omogenei dei servizi e della valorizzazione delle competenze.

"Per la Cgil - hanno chiarito - è importante discutere nel merito di come riformulare le procedure operative e avere certezza sui tempi in cui il sistema andrà a regime. Con la definizione dei passaggi successivi e delle responsabilità associate; a tutela della salute dei cittadini e delle responsabilità del personale sanitario. Ma non ci fermeremo a questo. - e hanno concluso - Perché il modo di procedere visto con l’emergenza/urgenza non può diventare il paradigma d’intervento dell’Azienda sulle tante questioni ancora aperte. Col rischio di sacrificare professionalità ed efficacia dei servizi socio sanitari".


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